La produzione mondiale di plastica è cresciuta in maniera esponenziale dagli anni Cinquanta ad oggi. Purtroppo, molta di questa plastica diventa velocemente rifiuto che, se non gestito correttamente, si disperde nell’ambiente. Tra questi rifiuti plastici circa 8 milioni di tonnellate finiscono nei mari di tutto il mondo, dove possono restare anche per qualche centinaia di anni prima di degradarsi completamente.
La plastica in mare subisce processi di degradazione fisici, chimici e biologici frammentandosi in parti sempre più piccole. Normalmente si dividono le plastiche sulla base delle dimensioni in:
- macroplastiche: dimensioni maggiori di 5 mm
- microplastiche: dimensioni comprese tra 0,1 micron e 5 millimetri
- nanoplastiche: dimensioni minori di 1 micron
Gli organismi marini di grandi dimensioni possono subire danni dalle macroplastiche perché vi rimangono intrappolati oppure, scambiandole per cibo, vengono soffocati
Le plastiche, frammentandosi in microplastiche, possono essere ingerite dagli organismi ed entrare nella catena trofica marina. Le microplastiche possono interagire anche con le sostanze chimiche già presenti in mare e trasferirle nella catena trofica.
Per quanto riguarda le nanoplastiche, a causa delle ridottissime dimensioni, il reale effetto ecotossicologico sulla catena trofica delle è ancora in fase di studio.