Pianeta mare
In questa sezione della mostra sono presentati i temi generali (aspetti geografici, fisici, chimici e biologici) legati al mare.
Un po’ di luce viene gettata su un ambiente che fino alla metà del secolo scorso era pressoché ignoto: quello dei fondali oceanici.
Col termine oceano si intendono le vaste distese d’acqua salata presenti sulla superficie terrestre.
I mari sono invece insenature marginali degli oceani; sono più piccoli e generalmente diversi per caratteristiche geologiche dei fondali.
Mari e Oceani coprono quasi tre quarti della superficie terrestre e svolgono funzioni indispensabili per l’equilibrio del pianeta e per la nostra sopravvivenza. Immagazzinano oltre il 90 per cento del calore prodotto dall’uomo, regolando il clima, ospitano un’incredibile biodiversità, forniscono sostentamento a milioni di persone e veicolano il 80 per cento dei commerci mondiali.
Gli oceani rilasciano inoltre più del 50% dell’ossigeno presente nell’atmosfera: è prodotto dalle alghe verdi e azzurre che fanno parte del plancton.
Il valore economico degli oceani supera i 24.000 miliardi di dollari e nel futuro crescerà ancora
Nonostante questo, per molti aspetti gli oceani restano ancora un mistero. Si stima che solo il 5% dei fondali oceanici sia stato esplorato con sistematicità, mentre conosciamo molto meglio la superficie della Luna o di Marte.
L'esplorazione dei fondali oceanici, iniziata soltanto a partire dagli anni Cinquanta, ha rivelato l'esistenza di "paesaggi" vari e complessi. Procedendo dalla costa agli abissi troviamo la piattaforma continentale, seguita da una scarpata che scende fino alle piane abissali. Queste ultime possono essere percorse da vere e proprie catene montuose (le dorsali oceaniche), corrispondenti alle zone di risalita dei magmi, o costellate di rilievi isolati che emergono a formare singole isole o arcipelaghi. Le piane abissali possono anche essere interrotte da profonde fosse, corrispondenti a grandi fratture litosferiche o a linee di subduzione al margine di due placche contrapposte.
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L’acqua marina ha una salinità media del 35‰. Questo vuol dire che in 1 litro di acqua sono disciolti in media 35 g di sali minerali.
La salinità dei mari e degli oceani cambia con le condizioni locali della temperatura. Nei mari caldi, dove l’acqua superficiale è sottoposta a intenso irraggiamento solare e a forte evaporazione, può raggiungere valori molto grandi, mentre nei mari freddi scende a concentrazioni significativamente più basse.
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I fondali marini sono invisibili: ne abbiamo conoscenza indiretta da strumenti geofisici e da poche e localizzate immersioni di sommozzatori, sommergibili o strumenti manovrati (ROV).
Gli spazi sottomarini, immensi e bui, sono modellati da correnti e altri eventi dinamici come frane, eruzioni vulcaniche, tettonica, esattamente come la terra emersa che abbiamo continuamente sotto i nostri occhi.
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Un microlitro di oceano è la quantità di acqua di mare contenuta in un millimetro cubo. Al suo interno vivono numerosi organismi microscopici che possono essere considerati il vero e proprio motore biologico dell’ecosistema marino.
In mare la maggior produzione di materia organica è data dalle microalghe che costruiscono le molecole organiche, utilizzando l’energia luminosa proveniente dal sole e le sostanze inorganiche provenienti dall’ambiente.
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Le correnti oceaniche trasportano calore dall’equatore ai poli e operano come un motore per il clima globale. Negli oceani ci sono numerose correnti, determinate e influenzate dai venti, dalla rotazione terrestre, dalla temperatura e dalla salinità dell’acqua. Quello che viene chiamato nastro trasportatore oceanico è un modello semplificato dell’intera circolazione oceanica mondiale che nasce dalla combinazione di tutte queste correnti.
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Gli oceani svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione del clima sulla Terra. Assorbono calore nei periodi e nelle zone più calde e lo rilasciano lentamente nei periodi e nelle zone più fredde. Questa azione è così forte da regolare la variabilità meteorologica tra le stagioni e da influire sulla variabilità climatica anche su archi temporali di decine di anni.
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